chiese la signora che non aveva capito bene.
Parecchie voci le risposero; qui non c'eran più riguardi. Era una russa, no, un'inglese, no, un'americana. Ciascuno degli uomini pretendeva essere informato meglio. Si chiamava Sacha Ferline. Nome falso. Era venuta a Milano a studiare il canto, stava all'Hôtel de la Ville, e spendeva moltissimo: in questo eran tutti d'accordo. Don Pippo n'era innamorato. Tutt'altro! Alcuni parlavano di certe attrattive, sorridendo misteriosamente. Le signore pigliavano un'aria seria, si parlavano tra loro con gli occhi maliziosi.
Il cameriere annunciò la signora Mirelli.
Fu un soffio agghiacciato. Giulia, che stava preparando il thè, corse rossa rossa incontro a donna Milla Mirelli, una bella piccina, rotonda, pallida, con gli occhi neri.
Oh, cara, cara!
diss'ella. "Non ti speravo più."
Che vuoi? Mio marito ha mandato a chiamarmi a teatro per Max. Sai com'è mio marito. Max aveva tossito una volta, non era niente. Intanto io mi son tutta rimescolata... Buona sera, Laura... E son venuta a compensarmi da te... Buona sera, Emilia... Ho fatto bene? Buona sera, buona sera.
Tutti si erano ricomposti, facevano ressa intorno a donna Mina per salutarla, con un fervore insolito. Giulia tornò al suo thè. Dame e cavalieri rimasero in piedi, conversando di certe cose, della commedia, del principe di Piemonte che vi assisteva, di madamigella Desclée a cui le signore facevano qualche piccola censura. Gli uomini approvavano per cortigianeria; in cuor loro andavano tutti pazzi della Desclée. Silla che l'aveva udita una volta sola, ne prese la difesa; parlò del suo sguardo magnetico, del sorriso, della voce intelligente, di quel je t'aime dolce e grave che faceva pensare alla voce della regina Yseult nel verso di Maria di Francia:
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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