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      Certo cara. Lei stia attentodisse donna Antonietta a Silla, sottovoce; e andò al piano, levandosi i guanti, fra un fuoco vivo di complimenti.
      Allora l'ufficiale d'artiglieria, un piemontese, piccolo, snello, con due occhi sfavillanti di brio diabolico, venne a stringere la mano a Silla.
      Tu qui!
      diss'egli.
      Conoscenti d'Università, si erano poi riveduti, ma di rado.
      Sediamo qui in un angolosoggiunse l'ufficiale "e chiacchieriamo un po' mentre quegl'imbecilli si rompono la testa col loro Schumann. Come va che ti trovo in società? In tre mesi che sono a Milano non ti ho veduto mai. Qual è la tua?.."
      La mia?
      Eh, Cr..., sì la tua maîtresse? Sai qual è la mia? È quel pezzo là in bianco e mauve (malva) con quel monte Rosa di spalle. La conosci? È contessa, baronessa, marchesa, che so io, il diavolo che la porti. Cambio presto, è troppo gelosa. Un pezzo da quaranta suonati. Ma è ancora bella donna. Cr... se è bella donna! E come sente! La tua non sarà mica quel gambero che suona, eh!
      Sei pazzo, tacirispose Silla.
      È forse la... la... è inutile, io dimentico tutti i nomi; quella bruna in rosa, insomma? Ah no no! quella lì è di B... La padrona di casa, canaglia?
      Ma no, via, taci.
      Bravo, a quella lì ci voglio far la corte io. Toujours de l'audace. Ma è impossibile che non ci abbi anche la tua. Cosa si viene a far qui se non si viene a fare all'amore? Guarda che gruppo di belle donne! Posson dar dei punti, per forme, a quel pezzo di marmo lì, ci scommetto; almeno la mia certo; e sono di marmo caldo.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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