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      Adesso poi, se ha pigliato fuoco, spengo. La signorina dev'essersi fatta sposa ier sera ed è felice. Lo porti a me, il ritratto. Sempre il venerdì, sa bene, tra le quattro e le sei."
      Ma...
      Non c'è ma. Vada, vada che non facciamo dire cattiverie. Venerdì!
      Egli discese le scale dietro la Mirelli, ch'era con donna Laura. Pareva che avessero lasciato in sala il loro viso amabile e presone uno brusco nell'anticamera. La Mirelli parlava piano, in fretta, guardando in basso.
      Silla non intese che queste parole:
      Ho capito benissimo.
      C'erano cavalli nell'atrio che si impennavano, scalpitavano, facevano il fracasso d'uno squadrone. Gli staffieri chiamavano le carrozze. Silla scivolò in mezzo a quella confusione e uscì solo.
      Stava per mettere la chiave nella toppa della sua porta, quando fu accostato da un fattorino del telegrafo.
      Di graziadisse questi, "un certo signor Corrado Silla la sta in quella porta lì?"
      Sono io.
      Tanto meglio. Telegramma urgente. Vuole un lapis?
      Silla scrisse la ricevuta sotto un fanale vicino. L'altro se ne andò. Silla aperse il telegramma e lesse:
     
     
      Il conte Cesare, gravemente infermo, desidera che Ella venga al Palazzo. M. di Malombra, ne La prega. Domani alle 10 ant. Vi sarà un calesse alla stazione.
      Cecilia
     
     
      Egli partì alla mattina.
     
     
      PARTE QUARTA
     
      Malombra
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
      1. Lo so, lo so, egli è qui ancora
     
      Silla arrivò alle dieci e mezzo alla stazione di... Il mattino era caldo e ventoso. Le vette dei grandi abeti che nereggiavano lì presso in un giardino, i nitidi profili de' monti lontani spiccavano nel cielo vitreo.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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