E poi...
Dica un po' Lei, signoresaltò il vetturino "è vero che lo sposo ha questo gran mucchio di denari?"
Non lo so.
Ma lo conosce, però, Lei?
No.
Vedo. Io l'ho visto un paio di volte, ma stando al mio poco talento di me, dev'essere un... Che pazzia, un fior di ragazza come quella lì! Segno che i denari son tanti. E io devo esser nato pitocco! Ci promettono sempre il mondo di là, a noi; ma io ci ho una maledetta paura che sia ancor peggiore di questo. Se in paradiso non si hanno a trovare che preti, vecchie, bambini da mammella e straccioni, caro il mio signore, è proprio mica il mio sito. Ih!
Egli tirò una frustata rabbiosa alla povera bestia che toccava allora una strada selciata fra due file di case, l'ultima borgata sulla via del Palazzo.
Faceva caldo. La cavalla si fermò davanti a un'osteria e il suo padrone gridò che gli portassero il solito "calamaio e inchiostro".
E così
disse l'ostessa che venne a servirlo "è morto, eh?"
Chi è morto?
.
To', il signore, là del Palazzo.
Chi l'ha detto!
esclamò Silla, pallido.
L'uomo della Cecchina gobba che è passato adesso, saranno cinque minuti. L'hanno mica incontrato?
Andiamo, presto!
disse Silla.
Andiamo purerispose il vetturino rendendo il bicchiere all'ostessa "ma se è andato avanti lui, per me non gli corro dietro."
Presto, ti dico!
L'altro si strinse nelle spalle e frustò la cavalla.
Morto!
disse tra sé Silla. "E io che non ci pensavo nemmeno, a lui!"
Si rimproverò acerbamente questa dimenticanza di egoista, e gli riempì il cuore una dolorosa tenerezza per l'intemerato amico della madre sua, per il vecchio severo che gli aveva aperto le braccia in nome d'una memoria santa.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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