Il gran ventaglio della contessa Fosca le uscì di mano, le cadde dalle ginocchia. Né lei si piegò né altri si mosse a raccattarlo.
Ho dovuto interrogarlo, per la sua condizione, a più riprese. Già non si poteva pretendere che rispondesse più di sì e no. Ho cominciato con domandargli se qualcuno era stato in camera durante la notte. Niente. Ho ripetuto la domanda. Era forse troppo lunga; mi guardava e non tentava neppure di rispondere, né con le labbra né col capo. Allora ho provato a dirgli addirittura:
Un uomo?". Non risponde ancora. "Una donna?" Oh! L'occhio e le labbra si muovono, qualche cosa vogliono dire. Lo lascio quieto un'ora. Intanto ci fu progresso nelle condizioni della intelligenza e della lingua. Domandò alla Giovanna da bere. Appena partito il medico tornai alla prova. Dico: "Il nome di quella donna!" Non mi risponde, ma un momento dopo, mentre mi chinavo sopra di lui con un cerino per esaminare la cute, si mette a fissarmi e a tartagliare. Gli accosto l'orecchio alle labbra, mi par di capire: "famiglia"; io suppongo che desideri veder loro, gli rispondo qualche cosa, gli dico di star tranquillo. Egli seguita; l'ascolto ancora, credo intendere un'altra parola, provo a dirgli: "Cecilia?". Tace subito, e vorrei, signori, che aveste veduti quegli occhi come si dilatarono, come mi riguardarono, quale espressione prese il viso sfigurato di quell'uomo. Adesso un'altra cosa. Chi dorme nell'ala destra del palazzo, oltre il conte?"
Perché domanda questo?
disse Nepo.
Posto che una persona, oltre l'ammalato, dorma nell'ala destra del palazzo, questa persona.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Fosca Giovanna Nepo
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