S'intendedisse l'avvocato "che il padre non farà parola fuori di qui..."
È il primo consiglio di questo genere che mi si dà
rispose il frate "e non lo ricevo. Buona sera a Lor signori."
Chi lo paga?
sussurrò il Mirovich a Nepo dopo che quegli fu uscito.
Cosa è mai venuto in mente al medico di suggerir quel cialtrone lì!
disse Nepo evitando di rispondere. "Se avessi saputo che doveva poi anche tardar un giorno, avrei fatto venire io Namias da Venezia! Adesso tu starai male, mamma."
Altro che male, altro che male!
gemette la contessa.
Già; matto villano! Avrai bisogno di quietedisse Nepo con un accento nuovo di premura filiale. "Andiamo, andiamo, lasciamola sola. Vi dico la verità che anch'io non ne posso più di prendere un po' d'aria. Mi fa piacere Lei, avvocato, di andar a vedere dello zio. Io vado a prendere il mio cappello e passo dal cortile. Lei mi dirà dalla loggia se le cose vanno in ordine, come spero."
Dopo le dieci di sera i Salvador, il Vezza, l'avvocato e Silla erano aggruppati, in piedi, presso al tavolo del salotto. Ascoltavano il dottore che rendeva conto dello stato dell'infermo prima di andarsene a casa. Costui, vestito di nero alla moda di vent'anni indietro, ragionava sulla malattia, gittando in viso a quei diffidenti signori di città parecchi nomi greci e barbari, parecchie citazioni di autori e di giornali scientifici. La lucerna posata in mezzo alla tavola, col suo gran paralume scuro, lasciava nella penombra le persone e la camera, metteva sul tappeto una macchia luminosa circolare dov'entravano le grosse mani rubiconde del dottore che parlava.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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