Cosa vuoi pensare? Dopo che è partito l'altra volta a quel modo e per quella cagione!
Lui lo ha detto a Mirovich come è venuto; ha detto che ha saputo in un paese qui vicino della malattia del conte. - Dunque vado."
Nepo trovò in galleria Catte a chiacchierare con l'avvocato e col Vezza che fumavano. Catte, veduto il padrone, se la svignò; gli altri due non avevano notizie precise dell'ammalato, dopo la partenza del dottore. Nepo si avviò in punta di piedi a pigliarne, e coloro ripresero il loro dialogo. Parlavano degli strani casi cui assistevano: il Vezza con l'interesse d'un egoista curioso; il Mirovich con qualche pena per la devozione che portava alla contessa Fosca. Facevano mille supposizioni diverse, ricadevano sempre a dire, come la contessa Fosca, di non capirci nulla. Il Mirovich concluse:
È proprio il caso di dire come i chioggiotti: Co se ga rasonao se ga falao.
Il Vezza disse qualche cosa, dopo un lungo silenzio, sulla pace profonda della notte; e il suo compagno, pensando a Venezia, a' tempi passati, mormorò la prima strofa della canzonetta che comincia:
Stanote de Nina...
Bella, bella, bella! Avanti, avanti!
disse il commendatore. Nepo rientrò in loggia.
Come va?
gli chiese l'avvocato.
Peggio, peggio assai, pur tropporispose Nepo e passò oltre.
Che brutto affaresospirò l'avvocato.
Ma!
Lo zampillo del cortile parlò solo per un momento dietro a loro.
Era malandato, già, in salutedisse il commendatore.
Eh, sì.
Adesso restava anche solotornò a dire il Vezza.
Eh, questo sì.
Quasi, quasi.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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