Vengano giù, vengano giù che si desina subito.
Il desinare cominciò allegramente. Marta si moltiplicava. Aveva il suo posto a tavola, ma andava e veniva continuamente dalla cucina, malgrado le preghiere degli ospiti e le osservazioni del padrone. Edith le dichiarò che per quel primo giorno lasciava fare, ma che all'indomani si sarebbe presa, o per amore o per forza, la sua parte dell'azienda domestica. Marta rispose con una fila di mai più acuti. Steinegge si offerse come aiutante cuoco, promise i Klosse, disse di averli insegnati a Paolo del Palazzo. Il povero don Innocenzo non sapeva che riscaldare il caffè e si propose, modestamente, per questo.
A proposito!
esclamò Steinegge, guardandolo parlare senz'ascoltarlo, impaziente che finisse, "Non abbiamo ancora domandato del signor conte!"
Sono stato al Palazzo due ore farispose don Innocenzo. "Andava un po' meglio di ieri sera."
Come, un po' meglio?
Steinegge si piegò in avanti, ansioso.
Malato?
esclamò Edith, sorpresa.
Non sanno niente?
replicò il curato.
Ma no!
Credevo che Marta, non so, che qualcheduno lo avesse detto Loro. Euh, cose tristissime, dolorosissime!
Ah, Signore, non sanno niente!
disse Marta in piedi, con le mani appoggiate alla tavola. "Ma sicuro! Come han da fare Loro a saperlo? Non son che due giorni."
Ma in nome di Dio, cosa è questo?
disse Steinegge.
Eccorispose don Innocenzo "cos'è oggi? Mercoledì. Bene, lunedì mattina, anzi nella notte dalla domenica al lunedì, il conte ebbe un attacco d'apoplessia."
Oh!
Don Innocenzo, corretto qualche volta da Marta, raccontò quello che sapeva della malattia.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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