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      Steinegge non poteva darsi pace di questa sciagura; Edith pure n'era dolentissima.
      E gli sposi?
      diss'ella.
      Oh, non sono ancora sposirispose il curato.
      E lo diventeranno giusto il giorno del Giudizio
      soggiunse Marta.
      Il suo padrone la sgridò, disse che il matrimonio era solamente differito e che c'erano bene state tutte le ragioni per differirlo. Marta se n'andò in cucina brontolando.
      Ci sono poi degli altri pasticcidisse don Innocenzo a mezza voce.
      Steinegge non pensava più a mangiare; posò le braccia sul tavolo aspettando.
      Dopo, doposussurrò il prete con un gesto e un'occhiata verso la cucina.
      Oh, non mi attendevo questo!
      esclamò Steinegge.
      Edith domandò di donna Marina. Il parroco disse che stava bene, che l'aveva veduta la sera prima.
      Intanto Marta aveva portato l'allesso e non parlava più, indispettita pel rabbuffo del padrone, dolente che quel vitello così tenero e saporito e i capperi in aceto preparati da lei avessero, per il malaugurato discorso, a passar senza lodi; prevedendo che la stessa sorte sarebbe toccata all'arrosto.
      Dopo pranzo andremo a Palazzo, non è vero, papà?
      disse Edith.
      Certo, oh!
      Il solo Veuillot non aveva perduto la sua loquacità allegra: a furia di chiacchiere si fece ascoltare dai commensali, fece parlare di sé, dell'ingiusto nome di guerra che gli avevano dato. Il sole cadente rideva sul soffitto. Don Innocenzo cominciò a parlare de' suoi cocci preistorici, dei dotti che dovean venire a vederli.
      Edith faceva delle osservazioni critiche di cui suo padre si scandolezzava.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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