Egli prestava intera fede ai cocci e ai dotti, parlava delle palafitte svizzere che conosceva. Ad un tratto s'interruppe ricordandosi che doveva andare al Palazzo.
Aspettigli disse don Innocenzo "aspetti il caffè. Mi pare che si potrebbe uscire a prenderlo nell'orto, non è vero?"
Uscirono nell'orto all'aria dolce, odorata di primavera. Il sole avea rotto le nuvole e toccava quasi le colline di ponente: la casetta ne ardeva, i vetri ne sfolgoravano. Edith volle portar lei il caffè. Steinegge e don Innocenzo sedettero ad aspettarlo sul muricciuolo dell'orto in faccia al salotto.
Marta è una buona donnadisse don Innocenzo "ma è una gran chiacchierona. Ci sono de' pasticci al Palazzo. Intanto è tornato quel tale Silla."
Steinegge diè un balzo.
Oh scusi, non è possibile! Se l'ho visto io a Milano l'altro giorno, in casa mia, e non mi ha detto niente!
Tant'è; adesso è qui.
Lei lo ha veduto?
Certo.
Oh, ma questo!... Scusi molto, io credo che i Suoi occhi non L'hanno servita bene! Oh, è impossibile questa cosa! Lui qui, al Palazzo?
Si alzò e si pose a camminar in fretta su e giù lungo il muricciuolo, borbottando in tedesco.
Si fermò su' due piedi. Gli era balenata un'idea.
Forse è stato richiamato?
diss'egli. "Forse per telegrafo?"
Può essere, ma non credo, perché il conte Le ho detto in che stato è, la marchesina non lo poteva soffrire quando fu qui l'altra volta, e i Salvador non lo conoscono.
E che cosa fa qui?
Ma! Sa bene cosa si diceva di lui? Pare che venendo in questo momento abbia messo una spina negli occhi della marchesina e dei Salvador.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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