Che ne sapete voi?
diss'egli.
Perché non ho a saper qualche cosettina anch'io, povera donna?
rispose la petulante Marta. "Quel signore lì è proprio caduto dalle nuvole. Nessuno se l'aspettava, cari Loro. Non c'è che la Giovanna che sia contenta, perché sa, neh, che il signor conte gli voleva così bene. Gli altri non lo possono vedere, specialmente la signora donna Marina. Il mio signor padrone a me, magari, non dice niente; ma lui lo sa bene che ieri sera la signora donna Marina l'ha fatto andar giù in giardino, questo signor Silla, per dargli una ramanzina!"
Come sapete voi queste cose?
disse don Innocenzo stupefatto.
Ne so così delle cose io. È mica vero forse?
Che lo ha fatto scendere in giardino sì, è vero; ma cosa gli abbia poi detto non la so io e non lo sapete neanche voi.
Che abbiamo udito, no, magari; nessuno ha udito; ma chi può saperlo dice che gli avrà detto d'andar via perché è lei che lo ha fatto andar via l'altra volta.
Ma non è partito?
disse Edith.
No, sinora, no, non è partito; almeno credo. Lo ha visto Lei oggi, signor curato?
Sì, l'ho incontrato sulla scala.
Vogliamo andare, Edith?
chiese Steinegge.
Oh no, papà, ho pensato che il momento non è opportuno per la mia visita. Vacci tu. Io resto con don Innocenzo.
Stasera abbiamo il mese di maggiole disse questi.
Bene, verrò in chiesa.
A Steinegge dispiaceva andar solo, ma non insistette e partì. Marta rientrò in casa col suo vassoio, lasciandoli soli, seduti sul muricciuolo, il parroco e Edith.
È buono sadiss'ella con passione. "È buono; oh tanto più di me!
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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