Pagina (404/519)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Si scosse, si dolse della sua distrazione e, chino il viso sul banco, chiusi gli occhi, con uno sforzo del pensiero e del cuore, si slanciò a Dio.
      Ma non poteva perseverarvi. I pensieri di prima la riprendevano tosto, la portavano lontano, cedevano per poco a un altro sforzo di volontà. Così lottando non udì la voce di don Innocenzo, né il mormorio grave, uniforme della gente nell'oscurità, non ascoltò il canto delle litanie che uscì per la porta aperta, andò lontano sopra i sussurri del vento vespertino.
      Una mano le si posò sulla spalla; era suo padre.
      Sono venuto adessole diss'egli all'orecchio. "Vuoi che mi fermi un poco qui con te?"
      Oh sì, papà. Sarai stanco, siedi.
      Sedette ella pure e gli prese una mano fra le sue. Steinegge tacque un momento poi disse timidamente:
      È finito?
      Sì, papà. Vuoi aspettarmi fuori?
      No, no. Non possiamo noi dire qualche cosa insieme?
      Ella gli strinse la mano.
      Parla tudiss'egli.
      Pensiamo alla mammarispose Edith. "Parli lei al Signore, gli domandi per noi la sua luce e la sua pace, sempre. Gli dica che perdoniamo a tutti coloro che ci hanno fatto del male; e non è vero, papà? A tutti."
      Steinegge non rispondeva; la sua mano tremava fra quelle di Edith.
      Dimmi di sì, papà. Siamo così contenti!
      Oh, Edith, s'è per quelli che han fatto del male solo a me!
      A tutti, papà, a tutti.
      Farò il possibilediss'egli.
      La chiesa era vuota, il sagrestano aveva già chiusi i chiavistelli della porta laterale e don Innocenzo scendeva verso la porta maggiore. Gli Steinegge si alzarono e uscirono con lui.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





Dio Innocenzo Edith Edith Edith Innocenzo Steinegge