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      Non c'era bisogno, papà, che ti chiedesse di me.
      Ma eravamo pure buoni amici, io credo? Non è naturale questo. Temo di saper troppe cose, Edith. Temo... Tu puoi capire cosa temo. D'altra parte, quella sera, a Milano, pareva ben guarito quando si parlò del matrimonio. Non è vero, mi pare di averti già raccontato...
      Sì, sì, lo so, papà. Dove andiamo? Qui non è piacevole.
      Avean raggiunta la strada comunale. Vi faceva scuro, Venere era scomparsa; l'aria portava dalle bassure della valle uno sparso gracidar di rane, un odore grave ai prati umidi.
      Prendiamo a sinistradisse Steinegge "faremo il giro e torneremo a casa per il paese e la chiesa."
      Si avvicinarono pian piano verso il villaggio, a braccetto. Edith parlò della cara Germania e del passato. Avea sempre da raccontar qualche cosa di nuovo sulla sua adolescenza, qualche cosa che le tornava alla memoria a caso, specialmente nelle ombre della sera. Suo padre se ne commoveva, s'inteneriva, non tanto per le piccole vicende narrategli, quanto per l'idea che adesso gli anni tristi eran passati, che ella era lì al suo fianco.
      Nel villaggio trovarono don Innocenzo che usciva da una povera casupola. Udirono una donna, che lo avea accompagnato col lume sulla via, dirgli angosciosamente:
      E così, signor curato?
      Fatevi coraggio, Maria
      rispondeva don Innocenzo "donatela al Signore."
      La donna appoggiò il capo al muro e pianse.
      Andate, Maria, tornate sudisse don Innocenzo dolcemente.
      La donna piangeva sempre e non si moveva.
      Si confortidisse Edith. "Pregheremo per lei.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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