Quella si voltò al suono della voce sconosciuta e rispose come se avesse dimestichezza con Edith.
Venga su anche Lei, venga a veder com'è bella.
Don Innocenzo sulle prime si oppose, ma Edith volle contentar quella povera donna e salì con lei dall'inferma. In cucina due fanciulle giocavano sedute a terra. Il padre, curvo sul fuoco, stava riscaldando un caffè; non si mosse né a salutare né a guardare. Chiese bruscamente a sua moglie:
Devo portarglielo?
Oh, Signore!
diss'ella sconsolata.
Egli proferì, con voce rotta, poche parole iraconde e sedette, cupo, sul focolare.
L'ammalata era una fanciulla di dodici anni, bionda, delicata, che moriva tranquilla, credendo di guarire.
Edith ridiscese pochi minuti dopo nella via dove suo padre e don Innocenzo l'aspettavano.
È da vergognarsidiss'ella "di tanti nostri piccoli dolori."
Nessuno dei tre aperse più bocca a casa, dove si divisero. Steinegge, sentendosi stanco, andò a letto, don Innocenzo si ritirò nel suo studio a dir l'ufficio. Edith andò in cucina ad ascoltare una conferenza di Marta su vitali argomenti d'economia domestica, sui prezzi dello zucchero e del caffè, sul modo di "metter là" i pomidoro e i capperi in aceto, sulla tela più robusta e a buon mercato. Dopo mezz'ora di chiacchiere Edith lasciò la cucina e venne a bussar sommessamente all'uscio dello studio.
Don Innocenzo non si aspettava la sua visita; le domandò sorridendo se fosse accaduta qualche cosa. Ella rispose:
No, volevo dirle una parola.
Il prete comprese tosto dal volto di lei che doveva essere una parola grave, e si compose pure a gravità.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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