Qui don Innocenzo si scosse, indovinando, assai tardi, a quale sospetto conducesse il racconto di Edith. Ella non tacque il recente incontro di Silla con suo padre e la impressione riportatane da questo. Temeva di qualche triste mistero nascosto nell'ombra del Palazzo!, si rimproverava di aver favorito, per poca vigilanza, un sentimento che, non accolto, poteva spingere Silla a men che onesti propositi.
Ho credutodiss'ella "di dover raccontare tutto a Lei perché mi pare bene che Lei, andando al Palazzo, sappia queste cose quantunque vi sia del biasimo per me."
Don Innocenzo si fregava le mani lentamente, suggendo l'aria come se gli dolessero.
Non so propriodiss'egli "quale biasimo vi possa essere..."
Pareva tuttavia che una lieve ombra fredda ve ne fosse dentro di lui. Masticava parole vaghe come chi non arriva a raccapezzarsi bene. Domandò a Edith che uomo fosse questo signor Silla. Ella disse che lo credeva uno spirito nobile, ma ammalato, offeso dalle contrarietà della vita.
E Le pareva che avesse inclinazione per Lei?
Edith non rispose.
Ma Ella dal canto Suo non ne provava alcuna per lui, e solo per un equivoco il signor Silla poté sperare d'essere corrisposto?
No, signore, temo di no, non per un equivoco.
Ella pronunciò queste parole a voce bassissima, chinando la fronte alle mani conserte sulla scrivania.
Don Innocenzo tacque guardando i capelli giovanili, lucenti di bagliori dorati. Quella scoperta gli faceva pena; gli doleva trovar passione dove aveva pensato non esser che pace, gli doleva veder piegarsi afflitta la bella testa intelligente.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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