.. sai, dopo avergli detto sì, ebbi un'ora di sfiducia terribile... seppi che Lorenzo eri tu. Si stabilì il 29 aprile per il matrimonio. Io scrissi a Parigi... no, non a Parigi, a Milano; come mi si confondono i nomi! Volevo sapere mille cose di te. Tu non ci andavi mai, da Giulia. Intanto il 29 aprile si avvicinava. Quando penso com'ero fredda e sicura in principio! Negli ultimi giorni non lo ero più. Avevo la febbre tutte le notti: la febbre! Volevo sposarlo e poi calpestarlo, per amor tuo, ma tu non venivi mai. Feci differire il matrimonio di un giorno. La notte prima, che notte! alzai le mani a Dio dal mio letto. Allora Dio mi ha toccato qui.
Ella prese una mano di Silla, se la pose sulla fronte.
Mi ha toccato qui e ho visto quel che dovevo fare. Sono andata giù, gli ho parlato. La sera dopo ti mandai il telegramma. E tu, allora?
Silla si sentiva assalire furiosamente alla sua volta dalla follìa. Le pareti, lo stipo, gli occhi di Marina, la solitaria candela gli rotavano in giro vertiginosamente. Non ebbe il tempo di rispondere perché l'uscio che dalla camera da letto metteva nel corridoio, sonò di più colpi, fu aperto con violenza. Una figura che per lungo tempo non si era fatta vedere al Palazzo, vi aveva fatto ritorno nel cuore della notte, un'ora prima, mentre Silla attendeva Marina sulla scaletta. Giovanna vegliava presso il conte sopito. Gli altri dormivano sognando nel dolce sonno primaverile, chi il fragor di Milano, chi la quiete di Venezia, chi eredità, chi pranzi, chi Nina dalle braccia di neve.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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