Al cancello incontrò Steinegge. "Lei qui?" diss'egli.
La campana: ho inteso la campanarispose Steinegge con voce commossa. "Oh, questo è un dolore! Io dovrei piangere per quest'uomo."
Egli abbracciò e baciò don Innocenzo, soffocando un singhiozzo, poi disse in fretta:
Si può andare avanti? Ha visto il signor Silla?
Eh!
rispose don Innocenzo. "Altro che visto!" e raccontò la lunga scena, poi quanto gli aveva riferito il Rico.
Steinegge fremeva, sbuffava; non lasciò quasi che don Innocenzo finisse e corse via con un gesto risoluto che voleva dire: "Vado io". Entrò nel Palazzo mentre ne usciva il giardiniere, che pareva aver gran fretta e non lo riconobbe.
Salendo le scale incontrò Fanny che scendeva con Catte singhiozzando, ripetendo:
Voglio andar via, voglio andar via!
Andrete, andreterispondeva Catte "ma pazienza, benedetta. Volete lasciar la vostra padrona in quello stato?"
So di niente, io, voglio andar via!
Madre santa, che vita!
disse Catte a Steinegge, che stringendosi alla ringhiera per lasciarle passare, le guardava attonito. Egli stava per domandar loro qualche cosa, quando la contessa Fosca gridò dall'alto:
Ohe, questo Momolo!
Subito, Eccellenza!
rispose Catte, e scese in fretta, trascinando giù Fanny. Steinegge continuò, pure in fretta, a salire.
Momolodisse la contessa, scambiando Steinegge pel suo servitore "avrà inteso bene, eh, quell'altro? Un legno e un biroccino alle sei. Ah, siete voi? Scusate, caro voi."
Parte, la signora contessa?
Sì, sì, e maledetta quella volta che son venuta.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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