Steinegge, fermo in loggia all'ultima arcata di ponente, con le spalle al lago, le braccia incrociate sul petto, aspettò a lungo, con gli occhi sulla porta onde sperava veder uscire Silla.
Finalmente udì venire pel corridoio i passi di due persone. Ascoltò trattenendo il fiato; non parlavano. La porta si aperse.
Siamo intesi, dottoredisse Silla. "Riferisca le condizioni gravi in cui ho dovuto prestare la mia assistenza; riferisca lo stato di sopore e di abbattimento in cui ella si trova presentemente, e se qualcuno Le domanda di me, La prego rispondere a nome mio che per un'ora mi si troverà qui in loggia."
La voce era sinistramente fredda. Qualcuno che portava un lume tornò indietro; il medico attraversò la loggia, Silla vi entrò dopo di lui.
Steinegge gli si fece incontro.
Signor Silla!
diss'egli.
L'altro non gli rispose, non si voltò nemmanco a guardarlo, andò a buttar le braccia sulla balaustrata verso il cortile.
Steinegge fece un altro passo.
Signor Silla, non mi riconoscete?
Silenzio.
Ah, quand'è così, bene.
Egli tornò dov'era prima e tacque, guardando Silla che non si muoveva.
Io non sodiss'egli. "Io non credo aver meritato questo."
Nessuna risposta.
Questo è amaro, signor Silla, di venire come amico ed essere accolto così! Io voleva solamente dirvi che io avrei preferito non vedervi più mai qui; anche adesso io vorrei piuttosto vedere una buona onesta bocca di fucile sul Vostro petto, per Dio! Ero venuto per dire a Voi questo e altre cose, ma poiché Voi non volete ascoltarmi, io vado.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Silla Silla Silla Silla Silla Silla Silla Vostro Dio
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