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      Quando giunse al cuore, Silla non vide né intese più nulla.
      Gli parve svegliarsi solo, provare una dolcezza infinita e dire fra sé "adesso non sogno". Era in un altro mondo, quasi senza luce, tutto silenzio e riposo. Guardava, steso bocconi, in un'acqua immobile, vedeva passarvi dentro lentamente la immagine di un globo alto nel cielo, color d'alba piovosa: e ripeteva seco stesso: "Eccolo, ne son fuori, son pur fuori di un gran mondo tristo". Era una consolazione profonda e tenera la sua,come si prova in un sogno d'amore. Ma gli parve a un tratto che quel globo color d'alba piovosa non procedesse più pel suo cammino, si avvide che ingrandiva rapidamente, smisuratamente: colto da indicibile terrore, si svegliò.
      Si vide davanti, per la finestra aperta, un largo chiarore bianco, alzò la testa inorridito, sognando ancora. Quando, raccapezzatosi, si rizzò a sedere sul letto, sentì, poco a poco, che il cuore gli doleva, la testa pesava tuttavia come il piombo, le membra erano tutte intirizzite dalla fredda aria umida della finestra; e disse a mezza voce rispondendo al proprio sogno: "È vero, morire, non c'è altro; dormire ancora. Dormire, dormire". Sopra il capezzale l'angelo appassionato del Guercino pregava per lui con ardor veemente, gridava a Dio: "Chi lo ha gittato sulla terra? Chi gli negò il sospiro dell'anima sua? Chi lo mise inconscio, lo trattenne, lo ricondusse sulla via di quest'ora angosciosa?".
      Silla si guardò involontariamente nello specchio scuro di fronte al letto. Vide appena un viso pallido, due occhi spenti.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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