Adesso, adesso!
diss'egli. Rilesse il biglietto e si sentì morire.
Trasse il portafogli per chiudervelo, stette sospeso, considerando i caratteri netti e slanciati, pensando alla mano, alla mente pura; e pentitosi della prima idea, compreso della propria indegnità, ripose il portafogli, accese una candela, vi arse lo scritto, ne sparse dalla finestra i brandellini neri al vento e alla pioggia. Mentre li guardava svolazzar via lungo la muraglia, un domestico entrò a dirgli che commendatore gli voleva parlare e lo attendeva nella sua camera. Silla ripose la lettera incominciata, e uscì come stava, con i capelli arruffati, con le vesti in disordine. L'orologio della scala suonò, mentr'egli passava, le nove.
Quidisse il commendatore "una sorpresa non aspetta l'altra."
Silla non fece domande: attendeva che colui parlasse, che anche questa noia fosse passata per sempre. Ma il panciuto soldatino di gomma, invece di parlare, lo guardò fisso con le mani in tasca e la testa piegata sul petto.
Cosa vuolediss'egli, lasciando improvvisamente quella attitudine scrutatrice "sono in una condizione penosissima. Si soffoca poi anche, qui dentro."
Aperse una finestra e andò a cadere in una poltrona di fronte a Silla.
Penosissimaripeté.
Silla non aperse bocca.
E puresoggiunse il commendatore, sospirando "bisogna starci. Io sono un ambasciatore sa. Un'ora fa donna Marina mi ha mandato a chiamare."
Silla trasalì.
Lei si meraviglia. E io dunque? Ma! È così. Potevano essere le otto e un quarto; la moglie del giardiniere viene a svegliarmi e a dirmi che la marchesina mi aspetta.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Silla Marina
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