Richiamava i pensieri a raccolta e tosto gli sfuggivano daccapo.
I telegrammi son fattidisse il Vezza. "Adesso suoniamo per farli portare. Vuol favorire? Grazie. E le lettere per gli agenti, per i fittabili? Almeno quelli là di Oleggio bisognerebbe informarli subito. Chi ne sa il nome? Mi secca cercare i registri prima che venga il pretore da C... E cosa fa quel benedetto uomo? Sa ch'è anche organista quel pretore lì? Capace, se v'è per caso una funzione in chiesa, di non venire ad apporre i sigilli prima di stasera. E verrà pescando, probabilmente, per guadagnarsi la cena. Non Le pare, Silla, che vi sia un certo odore qui? No? Le assicuro che non vedo l'ora di essere a Milano. E Lei, scusi, che progetti ha?"
Silla rimase un po' sorpreso.
Entrò il cameriere.
Questi telegrammidisse il Vezza. "Mandare qualcuno subito."
Sa?
ripigliò parlando a Silla "desideravo sapere se ha progetti, perché io avrei una proposta a farle."
Quale proposta?
Non si prenderebbe intanto una boccata d'aria pura?
Uscirono nel giardinetto pensile. Il vento passava alto nel vigneto, scendeva a sfuriare nel cortile curvando in qua e in là sulla ghiaia lo zampillo ondulante della fontana: lì taceva.
Che bellezza e che allegria!
disse il commendatore. "Mi dica un po' se pare che sia morto il padrone?"
A me sì
rispose Silla.
A me no. Fa niente, senta. Io ho l'incarico di cercare un insegnante di storia e di letteratura italiana per un eccellente istituto privato di Milano. Ventidue ore alla settimana, due mesi di vacanze, duemila e duecento lire di stipendio.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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