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      Musica!
      diss'ella sorridendo e guardando il lago. "Quella che vuoi, lago mio! Non è vero, Vezza, che la musica è ipocrita come un vecchio ebreo e ci dice sempre quello che il nostro cuore desidera? Non è per questo che ha tanti amici?"
      Marchesinarispose quegli cercando di fare il disinvolto "fuori di noi non c'è musica, non c'è che un vento. Le corde sono dentro di noi e suonano secondo il tempo che vi fa."
      Da Lei ci deve far sempre sereno, eh? Un sereno cattolico: e queste onde Le dicono: come è dolce ridere, come si balla bene, qui! - Dov'è il signor Silla?
      Ecco...
      incominciò il Vezza imbarazzato.
      Partito no!
      esclamò donna Marina fieramente, afferrandolo per un braccio e stringendoglielo forte.
      No, no, no, è quirispose colui in fretta "ma debbo fare le sue scuse. Non si sente bene, non potrebbe pranzare; e siccome ha avuto la gentilezza di offrirmi il suo aiuto per alcune faccende urgenti, così adesso..."
      Ella non lo lasciò finire, gli chiese imperiosamenteDov'è?
      Le tremava la voce.
      Marispose il commendatore, titubante. "Non so... poco fa era in biblioteca..."
      Vada e gli dica che lo aspettiamo.
      È nel salottodisse il medico. "È occupato a scrivere. Accetti le sue scuse, marchesina, ne La prego."
      Ella rifletté un istante e poi rispose con voce vibrata:
      La Sua parola, ch'è nel salotto!
      La mia parola.
      Benediss'ella pacatamente "verrà più tardi senza esser chiamato. - Del resto, caro Vezza, da me ci fa nuvolo, un tempo triste. Dica Lei, dottore, non è una malattia la tristezza? Non abbassa la fiamma della vita?


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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