L'infermiera, la donna di stanotte!
disse forte il medico verso la porta, e si voltò poi a Marina, di cui teneva sempre il braccio.
Andiamo, marchesinadiss'egli dolcemente "ha ragione, ma sia buona, venga via, non dica queste cose che le fanno male."
Ell'alzò il viso, si ravviò con la destra i capelli arruffati sulla fronte, trapassando ancora con l'occhio avido la porta e la sala semioscura. Sul suo petto ansante il giglio scendeva e saliva, pareva lottar per aprirsi. La moglie del giardiniere si affacciò alla porta. Ella le accennò violentemente, con il braccio libero, di farsi da banda, e disse al medico parlando più con un gesto che con la voce:
Sì, andiamo via, andiamo nel salotto.
E nella Sua camera non sarebbe meglio?
No, no, nel salotto. Ma mi lasci!
Ella disse quest'ultime parole in atto così dignitoso e fiero che il dottore obbedì, e si accontentò di seguirla. A lui premeva sopra tutto, in quel momento, allontanarla dalla balaustrata.
Marina s'incamminò lentamente, tenendo la mano destra nella tasca dell'abito. Il Vezza e il cameriere la guardarono passare, allibiti. Il dottore che la seguiva, si fermò un momento per dar un ordine all'infermiera. Intanto Marina arrivò alla porta.
Fanny, il cuoco e il giardiniere s'erano tirati da banda per lasciarla passare senza esserne visti. In sala le imposte erano chiuse a mezzo e le tende calate.
Silla stava sulla soglia del salotto. Vide Marina venire ed ebbe un momento d'incertezza. Non sapeva se farsi avanti o da parte o ritirarsi nel salotto.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Marina Vezza Marina Marina
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