Erano tutte donne là in cucina, vecchie comari linguacciute, amiche di Marta.
Maledette zucchediceva una voce rude, soverchiando le altre "non capite che la è sempre stata matta, peggio, quasi, di quella d'una volta? Lui era il suo amoroso, che anche l'estate passato, quando fu qui, si trovarono insieme di notte fuori di casa, e questo lo ha raccontato anche il pitòr se vi ricordate bene. Adesso lui voleva piantarla e lei non ha detto né uno né due, e ha fatto il colpo. Eh! Ce ne sono bene tutti i giorni, sulle gazzette di quei fatti lì!"
Oh anima!
disse un'altra comare. "E come faceva ad averci le pistole?"
Ce l'ha sempre avute le pistole. Almeno questo agosto ce le aveva di sicuro, perché il giardiniere lo raccontava che la sua padroncina si divertiva a sparare addosso alle statue.
E il signor dottoresaltò su una terza "dice che aveva paura che la si volesse ammazzar lei; ma che non ci è mai venuto in mente che volesse ammazzar quell'altro."
Non avrà saputo bene la storia. Sì che si voleva ammazzare quella lì! Dicono ch'è giù nel Pozzo dell'Acquafonda. Credeteci voialtre. So anch'io che non l'hanno trovata. Una gamba di quella sorta! L'ho incontrata io due o tre volte su per i boschi. Bisognava vedere che demonio! Chi sa dove l'è a quest'ora. Guardate, se ha incontrato quella compagnia di zingari che c'è intorno, non mi stupirei niente che si fosse messa con loro. E non son mica io sola che la pensi così.
Le altre non credevano, dicevano che bisognerebbe scandagliare il Pozzo dell'Acquafonda.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Marta Pozzo Acquafonda Pozzo Acquafonda
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