Ma le fontane, discorrendo tra loro nella notte quieta, dicevano che Marina era passata come Cecilia, il conte Cesare come i suoi avi, che nuovi signori verrebbero per passare alla loro volta e non valeva la pena di turbarsene. Quando, presso l'alba, usć la luna e si poṣ sul pavimento della loggia, sulla pompa delle dracene e delle azalee che nessuno avea pensato a rimuovere, ella parve cercar là dentro, col suo sorriso voluttuoso, cị che non si trovava ancora, quella notte, nel Palazzo, ma che la vicenda delle cose umane vi ha quindi portato: degli altri occhi da empir di chimere, degli altri cuori da muovere alla passione, invece di quelli che se n'erano appena liberati per sempre.
FINE
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Marina Cecilia Cesare Palazzo
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