Se fosse bruciato il pranzo!
, pensava componendosi un viso indifferente. "Se ci mandassero a casa! Che fortuna!". Dopo due minuti il domestico ritornò e fece un inchino.
Andiamo
, disse la marchesa, alzandosi.
La comitiva trovò in sala da pranzo un personaggio nuovo, un vecchietto piccolo, curvo, con due occhietti buoni e un lungo naso spiovente sul mento.
Veramente, signora marchesa
, disse costui tutto timido e umile, "io avrei già pranzato."
Si accomodi, signor Viscontini
, rispose la marchesa che sapeva praticare l'arte insolente della sordità come tutti coloro che assolutamente vogliono un mondo secondo il proprio comodo e il proprio gusto.
L'ometto non osò replicare, ma neanche osava sedere.
Coraggio, signor Viscontini!
, gli disse il Paolin che gli era vicino. "Cosa fa?"
Fa il quattordici di coppe
, mormorò il prefetto. Infatti l'ottimo signor Viscontini, accordatore di pianoforti, venuto la mattina da Lugano per accordare il piano dei signori Zelbi di Cima e quello di don Franco, aveva pranzato al tocco a casa Zelbi, era quindi venuto a casa Maironi, e ora gli toccava di sostituire il signor Giacomo perché altrimenti i commensali sarebbero stati tredici.
Un liquido bruno fumava nella zuppiera d'argento.
Risotto no
, sussurrò Pasotti al Puria passandogli dietro. Il faccione dolce non diede segno di avere udito.
I pranzi di casa Maironi erano sempre lugubri e questo accennava ad esserlo anche più del solito. Per compenso era pure molto più fino. Pasotti e il Puria si guardavano spesso, mangiando, per esprimere ammirazione e quasi per congratularsi a vicenda del godimento squisito, e se mai qualche occhiata di Pasotti sfuggiva al Puria, la signora Barborin, vicina di quest'ultimo, lo avvertiva con un timido tocco del gomito.
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