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      Tutti erano in piedi. Il Viscontini, reo apparente, continuava a dire: "Mi capissi nagott, mi capissi nagott", e il Paolin, seccatissimo del pranzo guastato, gli brontolò: "Cossa l'ha mai de capì Lü?". Il marchese, molto scuro, taceva. Finalmente il Pasotti, reo di fatto, presa un'aria d'affettuosa tristezza, disse come tra sé: "Peccato! Povero don Franco! Un cuor d'oro, una buona testa, e un temperamento così! Proprio peccato!".
      Ma!
      , fece il Paolin. E il Puria, tutto contrito: "Sono gran dispiaceri!".
      Aspetta e aspetta, le signore non ritornavano. Allora qualcuno cominciò a muoversi. Il Paolin e il Puria si accostarono lentamente, con le mani dietro la schiena, alla credenza, contemplarono il pasticcio di risotto. Il Puria chiamò dolcemente Pasotti, ma Pasotti non si mosse. "Volevo solo dirle", fece il curatone, coprendo il suo trionfo in modo da lasciarlo e non lasciarlo vedere, "che ci sono i tartufi bianchi."
      Direi che qui non mancano neppure i tartufi neri
      , osservò il marchese pigiando un poco sulle due ultime parole.
     
     
      2. Sulla soglia d'un'altra vita
     
      Canaglia!
      , fremeva don Franco salendo la scala che conduceva alla sua camera. "Pezzo d'asino d'un austriaco!". Si vendicava su Pasotti di non poter insultar la nonna e le stesse consonanti della parola austriaco gli servivano tanto bene per stritolarsi fra i denti la propria collera e spremerne, gustarne il sapore. Quando fu in camera la collera gli svampò.
      Si gittò in una poltrona, in faccia alla finestra spalancata, guardando il lago triste nel pomeriggio nebbioso, e, al di là del lago, i monti deserti.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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