Friend!
, fece la marchesa. "Andiamo! Friend! Da bravo!"
Franco bolliva. Venutogli tra le gambe l'antipatico mostricino infetto dell'egoismo e della superbia della sua padrona, lo scosse da sé, lo fece ruzzolare tra le unghie di Carlotta che gli diede per proprio conto una rabbiosa stretta e se lo portò via rispondendo perfidamente ai suoi guaiti: "Cossa t'han faa, poer Friend, cossa t'han faa, di' sü!"
La marchesa non disse parola né il suo viso marmoreo tradì il suo cuore. Diede al cameriere l'ordine di dire al prefetto della Caravina, se venisse, e anche a qualsiasi altro, che la padrona era andata a letto. Franco si mosse per uscire anche lui dietro ai servi, ma si trattenne subito onde non aver l'aria di fuggire. Prese sulla caminiera un numero della I. R. Gazzetta di Milano, sedette presso sua nonna e si mise a leggere, aspettando.
Mi congratulo tanto
, cominciò subito la voce sonnacchiosa, "della bella educazione e dei bei sentimenti che ci avete fatto vedere oggi."
Accetto
, rispose Franco senza levar gli occhi dal giornale.
Bene, caro
, replicò la nonna imperturbata. E soggiunse:
Ho piacere che quella signorina vi abbia conosciuto; così, se mai sapeva di qualche progetto, sarà ben contenta che non se ne parli più
.
Contenti tutt'e due
, disse Franco.
Voi non sapete niente affatto se sarete contento. Specialmente se avete ancora le idee d'una volta.
Udito questo, Franco posò il giornale e guardò la nonna in faccia.
Cosa succederebbe
, diss'egli, "se avessi ancora le idee d'una volta?"
Non parlò stavolta in tono di sfida, ma con serietà tranquilla.
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