Ecco, bravo
, rispose la marchesa. "Spieghiamoci chiaro. Spero e credo bene che un certo caso non succederà mai, ma, se succedesse, non state a credere che alla mia morte ci sarà qualche cosa per voi, perché io ho già pensato in modo che non ci sarà niente."
Figùrati!
, fece il giovine, indifferente.
Questi sono i conti che dovrete fare con me
, proseguì la marchesa. "Poi ci sarebbero quelli da fare con Dio."
Come?
, esclamò Franco. "I conti con Dio li farò prima che con te e non dopo!"
Quando la marchesa era côlta in fallo tirava sempre diritto nel suo discorso come se niente fosse.
E grossi
, diss'ella.
Ma prima!
, insistette Franco.
Perché
, continuò la vecchia formidabile, "se si è cristiani si ha il dovere d'obbedire a suo padre e a sua madre e io rappresento vostro padre e vostra madre."
Se l'una era tenace, l'altro non l'era meno.
Ma Dio vien prima!
, diss'egli.
La marchesa suonò il campanello e chiuse la discussione così:
Adesso siamo intesi
.
Si alzò dal canapè all'entrar della Carlotta e disse placidamente:
Buona notte
.
Franco rispose "buona notte" e riprese la Gazzetta di Milano.
Appena uscita la nonna, gittò via il foglio, strinse i pugni, si sfogò senza parole, con un furibondo sbuffo, e saltò in piedi, dicendo forte:
Ah, meglio, meglio, meglio! Meglio così
, fremeva in sé "meglio non condurla mai, la mia Luisa, in questa maledetta casa, meglio non farle soffrir mai questo impero, questa superbia, questa voce, questo viso, meglio viver di pane e d'acqua e aspettar il resto da qualunque lavoro cane, piuttosto che dalle mani della nonna: meglio far l'ortolano, maledetto sia, far il barcaiuolo, far il carbonaio!
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