No, zio; Franco ha ragione.
Luisa pronunziò queste parole con fierezza subitanea. "Ma si!", esclamò perché lo zio aveva messo un lungo "hm!" dubitativo. "Ha cento ragioni! Ma", soggiunse piano, "dice di essere partito di casa in modo che la nonna verrà molto probabilmente a scoprir tutto."
Meglio
, disse lo zio, incamminandosi verso la terrazza.
La luna era tramontata, faceva buio. Luisa, sussurrò: "Mamma è qui".
La signora Teresa, tribolata dalla mancanza di respiro, si era fatta trascinare sulla terrazza, nella sua poltrona, per avere un po' d'aria, un po' di sollievo.
Cosa vi pare, Piero?
, disse con voce simile nel timbro a quella di Luisa, ma stanca e più dolce: la voce di un cuor mite cui il mondo è amaramente avverso e che cede. "Cosa vi pare che tutte le nostre prudenze non serviranno a niente?"
Ma no, mamma, questo non si sa ancora, questo non si può dire!
Mentre Luisa parlava così, Franco che stava nel salotto col curato ne uscì per abbracciar lo zio.
Dunque?
, disse questi stendendogli la mano, perché gli abbracciamenti non erano di suo gusto. "Cosa è successo?"
Franco raccontò l'accaduto velando un poco le espressioni della nonna che potevano riuscire troppo offensive ai Rigey, tacendo affatto la minaccia di non lasciargli un soldo, accusando quasi più la suscettibilità propria che l'insolenza della vecchia, confessando finalmente di aver fatto conoscere, di proposito, la sua intenzione di star fuori tutta la notte. Ciò non poteva a meno di condurre la nonna a scoprir tutto subito, perché lo avrebbe interrogato su quest'assenza, ed egli non voleva mentire, e tacere era come confessare.
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