Povero Franco!
, fece la signora Teresa teneramente, sorridendo. "No, ascoltami, vi è qualche cosa che non sai e che devi sapere. Aspetta un poco."
Aveva bisogno di una sosta, l'emozione le rendeva il respiro difficile e più difficile il parlare. Fece un gesto negativo a Franco che avrebbe pur voluto adoperarsi, aiutarla in qualche modo. Le bastava un po' di riposo e lo prese appoggiando il capo alla spalliera della poltrona.
Si rialzò presto. "Avrai inteso parlar male", disse, "del povero mio marito, a casa tua. Avrai inteso dire ch'era un uomo senza principii e che ho avuto un gran torto a sposarlo. Infatti egli non era religioso e questa fu la ragione per cui esitai molto prima di decidermi. Sono stata consigliata di cedere perché potevo forse influire bene sopra di lui che aveva un'anima nobile. È morto da cristiano, ho tanta fede di trovarlo in paradiso se il Signore mi fa questa grazia di prendermi con sé; ma fino all'ultima ora parve che non ottenessi nulla. Bene, temo che la mia Luisa, in fondo, abbia le tendenze del suo papà. Me le nasconde, ma capisco che le ha. Te la raccomando, studiala, consigliala, ha un gran talento e un gran cuore, se io non ho saputo far bene con lei, tu fa meglio, sei un buon cristiano, guarda che lo sia anche lei, proprio di cuore; promettimelo, Franco."
Egli lo promise sorridendo, come se stimasse vani i timori di lei e facesse, per compiacenza, una promessa superflua.
L'ammalata lo guardò, triste. "Credimi, sai", soggiunse, "non sono fantasie.
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