Ricordo ch'era il due novembre, il giorno dei morti. Cose strane, cose misteriose. Senta bene. La sera vado a letto e faccio un sogno. Sogno la lettera di Suo nonno. Noti che non ci avevo mai più pensato. Sogno di cercarla e di trovarla in una vecchia cassa che tengo in granaio. La leggo, sempre in sogno. Cosa dice? Dice che nella cantina di casa Maironi a Cressogno c'è un tesoro e che questo tesoro è destinato a Lei. Mi sveglio con una emozione straordinaria, con la convinzione che si tratta di un sogno veridico. Mi alzo e vado a guardare nella cassa. Non trovo niente. Ma due giorni dopo, volendo vendere certi fondi che avevo ancora a Dasio, piglio in mano un vecchio atto di compera che papà teneva nel suo cassettone, lo sfoglio e me ne casca fuori una lettera. Guardo la sottoscrizione, vedo, "nobile Franco Maironi". La leggo; è quella! Ecco, dico, il sogno che..."
Ebbene?
, interruppe Franco. "Questa lettera, cosa diceva?"
Il professore si alzò, prese uno zolfino lungo mezzo braccio, lo cacciò nella brace del caminetto e accese il lume.
L'ho qui
, diss'egli con un gran sospiro sconsolato. "Legga."
Si cavò di tasca e porse a Franco una lettera giallognola, di piccolo formato, senza busta, con le tracce d'un'ostia rossa. Le linee nero-giallastre dello scritto interno trasparivano qua e là quasi in rilievo.
Franco la prese, l'accostò al lume e lesse ad alta voce:
Caro Carlin,
Troverai dentro la presente il mio testamento.
Ne ho fatto due copie. Una è presso di me. L'altra è questa che io t'incarico di pubblicare se la prima non viene fuori.
| |
Maironi Cressogno Dasio Franco Maironi Franco Franco Carlin
|