Povero figliuolo! Qualche volta si riscalda ma è un gran buon figliuolo! Gran bel cuore! Povero figliuolo! Lei lo vede spesso?
Sì, abbastanza.
Almeno potesse riuscire nei suoi desideri, povero figliuolo! Lo dico per lui e anche per lei! Non sarà mica una cosa sfumata?
Pasotti disse questa interrogazione da grande artista, con interesse affettuoso ma discreto, senza esprimere più curiosità che non convenisse, volendo ungere e ammollire un poco il cuore chiuso del Gilardoni onde si aprisse, poco a poco, da sé. Ma il cuore del Gilardoni, invece di aprirsi a quel tocco delicato, si contrasse, si rinchiuse.
Non lo so
, rispose il professore sentendosi, con dispetto, diventar rosso; e diventò scarlatto. Pasotti notò subito nel suo taccuino mentale la risposta imbarazzata e il colore. "Farebbe male", diss'egli, "ad abbandonare la partita. La marchesa si capisce che abbia delle difficoltà, ma poi è buona, gli vuole un gran bene. Ha preso una paura, l'altra notte, povera donna!"
Guardò il professore che taceva inquieto, accigliato, e pensò: non parli? allora sai. "Capisce!", riprese. "Non dire dove si va! Non Le pare?"
Ma io non so niente, io non capisco niente!
, esclamò il Gilardoni, sempre più accigliato, sempre più inquieto.
Qui Pasotti sapendo che il professore aveva cessato da lungo tempo di visitare le Rigey e ignorandone la cagione, arrischiò un passo avanti, da bargnìf novizio.
Bisognerebbe domandarne a Castello
, diss'egli con un sorriso malignetto.
A questo punto il Gilardoni, che già bolliva, traboccò.
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