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      Per quel matrimonio? E don Franco non veniva mai a Castello? Di giorno, no, va bene; ma...?
      Come quando il chirurgo va interrogando e tastando un paziente in cerca dell'occulto posto doloroso, che il paziente risponde tanto più breve e trepido quanto più la mano indagatrice si appressa al punto e, appena essa vi arriva, trasalendo si sottrae; così la signora Cecca andò rispondendo al Pasotti sempre più breve e cauta, e a quel ma, posto delicatamente dove le doleva, scattò:
      On poo de torta ancamò! Scior Controlòr! L'è roba d'i tosann!
      Pasotti sacramentò in cuor suo contro i "tosann" e la loro torta di miele, creta e olio di mandorle, ma credette utile d'ingoiarne un altro boccone e tornò poi a toccare, anzi a premere, il tasto di prima.
      So de nagott, so de nagott, so de nagott!
      , esclamò la signora Cecca. "Ch'el proeuva a ciamagh al Pütin! Al scior Giacom! E a mi ch'el me ciama pü nient!" Ancora! Pasotti brillò in viso all'idea di avere il malcapitato sior Zacomo nelle granfie. Così brillerebbero gli occhi di un falco allegro all'idea di ghermir un ranocchio e di tenerselo fra gli artigli per giuoco e spasso. Egli se ne andò poco dopo, contento di tutto fuorché della torta di creta che aveva sullo stomaco.
     
      Casa Puttini, simile nella sua piccola faccia signorile al piccolo vecchio padrone che la governava in abito nero e cravattone bianco, stava poco più giù della orgogliosa mole di casa Pasotti, sulla via di Albogasio Inferiore. Il falco vi andò dopo pranzo, verso le cinque, con una faccia maligna.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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