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      Così dicendo, Pasotti porse il mazzo al Puttini perché alzasse. Ma il Puttini, udito quel nome minaccioso, si mise a gemere:
      Oh Dio, oh Dio, cossa disela, no so gnente... oh Dio... l'Imperial Regio Commissario?... Digo... no savaria per cossa... apff!
      Sicuro!
      , ripeté Pasotti. Aspettava una parola che gli facesse un po' di lume; e significò a sua moglie, additando col pollice prima l'uscio e poi la propria sua bocca, che andasse a pigliar da bere.
      Anca quel benedeto ingegner!
      , esclamò, quasi parlando tra sé, il signor Giacomo.
      Come un pescatore raccoglie stentatamente a sé la lunga lenza pesante, scossa, egli crede, dal grosso pesce lungamente insidiato, e tira e tira e finalmente scorge venir su dal fondo due grandi ombre di pesci invece d'una sola, palpita, raddoppia di cautela e d'arte; così Pasotti, all'udir nominare l'ingegnere, si meravigliò, palpitò e si dispose a estrarre con la più squisita delicatezza di mano il segreto del signor Giacomo e del Ribera.
      Sicuro
      , diss'egli. "Ha fatto male."
      Silenzio del signor Giacomo.
      Pasotti insistette:
      Ha fatto malissimo.
      Ecco la signora Barborin che tutta sorridente porta vassoio, bottiglia e bicchieri. Il vino è rosso cupo, con trasparenze di rubino in corpo e il signor Giacomo gli fa un viso non ancora tenero ma benevolo. Il vino ha un aroma di austera virtù ed il signor Giacomo lo fiuta amorosamente, lo guarda commosso, lo torna a fiutare. Il vino ha una pastosa pienezza ch'empie palato e anima di sapore, il vino è appunto quel giusto, virtuoso amarone che l'aroma annuncia e il signor Giacomo lo sorseggia nel desiderio che non sia liquido e fuggevole, lo mastica, lo pacchia, se lo spalma per la bocca; e quando di tanto in tanto posa il bicchiere sul tavolino, non lo lascia però né con la mano né con gli occhi imbambolati.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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