Andò in cucina, si fece accendere la lanterna perché la notte era molto scura, e partì.
Incontrò sulla porta il suo mezzadro ch'entrava. Il mezzadro lo salutò, portò in cucina un gran canestro di frutta, aiutò la serva a metterle a posto, sedette al fuoco e disse placidamente:
È mort adess la sciora Teresa de Castell
.
6. La vecchia signora di marmo
L'uscio si aperse un poco, pian piano, la fantesca porse il capo nella camera e chiamò Franco che pregava inginocchiato a una seggiola, presso il letto della morta. Franco non udì e fu Luisa che si alzò. Andò ad ascoltar la sommessa richiesta della donna, le rispose qualche cosa e, ritrattasi colei, stette lì ad aspettare. Non comparendo nessuno, spinse l'uscio e disse forte: "Venga, venga dentro". Un singhiozzo violento le rispose. Luisa stese ambedue le mani e il professor Gilardoni gliele afferrò. Stettero così alquanto tempo, immobili, lottando, a labbra serrate, con l'emozione, lui più di lei. Luisa si mosse la prima, ritirò dolcemente una mano e trasse con l'altra il professore nella camera della morta.
La signora Teresa era spirata in salotto, sulla poltrona che non aveva più potuto lasciare dopo la notte del matrimonio. L'avevano poi adagiata sul divano disposto a letto funebre. Il dolce viso era là nella luce di quattro candele, cereo, sul guanciale, con un sorriso trasparente dalle palpebre chiuse, con la bocca semiaperta. Il letto e l'abito erano sparsi di fiori d'autunno, ciclamini, dalie, crisantemi. "Guardi com'è bella", disse Luisa con voce tenera e serena da spezzar il cuore.
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