Il professore s'appoggiò singhiozzando a una sedia lontana dal letto.
Lo senti, mamma
, disse Luisa sottovoce, "come ti vogliono bene?"
S'inginocchiò, e presa la mano della morta, si mise a baciarla, ad accarezzarla, a dirle dolcezze, piano; poi tacque, posò la mano, si alzò, baciò la fronte, contemplò a mani giunte il viso. Pensò ai rimproveri che la mamma le aveva fatti negli anni andati, dall'infanzia in poi, di cui ella si era risentita amaramente. S'inginocchiò da capo, impresse da capo le labbra sulla mano di ghiaccio con un più ardente spasimo d'amore che se avesse ricordate le carezze. Poi tolse un ciclamino dalla spalla della morta, si alzò, lo porse al professore. Questi lo prese piangendo, s'accostò a Franco che rivedeva per la prima volta dopo quella notte, l'abbracciò e ne fu abbracciato con una commozione silenziosa, e uscì, in punta di piedi, dalla camera.
Suonarono le otto. La signora Teresa era morta alle sei della sera precedente; in ventisei ore Luisa non aveva mai riposato un momento, non era uscita che quattro o cinque volte, per pochi minuti. Chi usciva spesso e stava fuori anche a lungo, era Franco.
Avvertito segretamente, era giunto a Castello, appena in tempo di trovar viva la povera mamma, e tutti i tristi uffici che la morte impone eran toccati a lui, perché lo zio Piero, malgrado i suoi molti anni, non aveva la menoma esperienza di queste cose e vi si trovava impacciatissimo.
Adesso, udite suonar le otto, si avvicinò a sua moglie, la pregò dolcemente di andar a riposare un poco, ma Luisa gli rispose subito in modo da levargli il coraggio d'insistere.
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