Cara nonna, mi manca il tempo di scriverti perché son qui; te lo dirò a voce domani sera e confido che tu mi ascolterai come mi avrebbero ascoltato mio padre e mia madre.
Nessuna risposta era ancora venuta da Cressogno. Adesso un uomo di Cressogno aveva portato una lettera. Dov'è quest'uomo? "Partito; non s'è voluto fermare un momento." Franco prese la lettera, ne lesse l'indirizzo: "Al preg. signor ingegnere Pietro Ribera", e conobbe la mano della figlia del fattore. Salì subito dallo zio Piero che, stanco, era andato a letto.
Lo zio Piero, quando Franco gli recò la lettera, non fece atto di sorpresa né di curiosità; disse placidamente:
Apri
.
Franco posò il lume sul cassettone e aperse la lettera voltando le spalle al letto. Parve pietrificato; non fiatò, non si mosse.
Dunque?
, chiese lo zio.
Silenzio.
Ho capito
, fece il vecchio. Allora Franco lasciò cader la lettera, alzò le mani in aria, mise un "ah!" lungo, profondo e fioco, pieno di stupore e d'orrore.
Insomma
, riprese lo zio, "si può sapere?"
Franco si scosse, si precipitò ad abbracciarlo, reprimendo a stento i singhiozzi.
L'uomo pacifico sopportò sulle prime in silenzio, senza commuoversi, questa tempesta. Poi cominciò a difendersene chiedendo la lettera: "Da qua, da qua, da qua". E pensava: "Cosa diavolo avrà scritto questa benedetta donna?". Franco prese il lume e la lettera, gliela porse. La nonna non aveva scritto niente, neppure una sillaba; aveva semplicemente rimandata la lettera dell'ingegnere e il biglietto di Franco. Lo zio ci mise un pezzo a capirla: non capiva mai le cose prontamente e questa era per lui tanto inconcepibile!
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