PARTE SECONDA
1. Pescatori
Il dottor Francesco Zérboli, I. R. Commissario di Porlezza, approdň alla I. R. Ricevitoria di Oria il 10 settembre 1854, proprio quando un sole veramente imperiale e regio sormontava il bastione poderoso della Galbiga, sfolgorava la rosea casetta della Ricevitoria, gli oleandri e i fagiuoli della signora Peppina Bianconi, chiamando, secondo i regolamenti, all'ufficio il signor Carlo Bianconi suo marito, quel tale Ricevitore cui la musica manoscritta puzzava di cospirazione. Il Bianconi, detto dalla sposa "el mč Carlascia" e dal popolo "el Biancňn", un omone alto, grosso e duro, col mento pelato, con due baffoni grigi, con due occhi grossi e spenti di mastino fedele, discese a ricevere l'altro I. R. mento pelato di categoria superiore. I due non si rassomigliavano proprio che nella nuditŕ austriaca del mento. Lo Zérboli, vestito di nero e inguantato, era piccolo e tozzo, portava due baffetti biondi appiccicati alla faccia giallognola, bucata da due scintille d'occhietti sarcastici e sprezzanti. Aveva i capelli piantati cosě basso sulla fronte ch'era solito raderne una lista, restandogliene spesso un'ombra, quasi di bestialitŕ. Prontissimo di persona, d'occhi e di lingua, parlava un italiano nasale, modulato alla trentina, con facile cortesia. Disse al Ricevitore che doveva tenere un convocato, il consiglio comunale d'allora, a Castello e che aveva preferito venir per tempo, fare la salita, col fresco, da Oria invece che da Casarico o da Albogasio, onde procurarsi il piacere di salutare il signor Ricevitore.
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