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      Questi fenomeni avvenivano però di rado e parecchi contemplatori solevano passare delle mezze giornate senza notar la menoma inquietudine nel sughero. Allora ciascuno, senza toglier gli occhi dal piccolo galleggiante, sapeva seguire un invisibile filo d'idee parallelo al filo della lenza. Così avveniva talvolta al buon arciprete di pescar mentalmente una sede episcopale; al Signoron di pescare un bosco ch'era stato dei suoi avi, al cuoco di pescare una certa tinca rosea e bionda della montagna, al Cüstant di pescare una commissione del Governo per dare il bianco al picco di Cressogno. Quanto al Carlascia, il suo secondo filo aveva generalmente un carattere politico. E questo si comprenderà meglio quando si sappia che anche il filo principale, quello della lenza, suscitava spesso nel suo torbido testone certe considerazioni politiche suggeritegli dal Commissario Zérboli. "Vede, caro Ricevitore", gli aveva detto una volta lo Zérboli ragionando a sproposito sul moto milanese del 6 febbraio, "Lei ch'è un pescatore di tinche può benissimo capire la cosa. La nostra grande monarchia pesca alla lenza. I due bocconi uniti sono la Lombardia e il Veneto, due bei bocconi tondi e solleticanti, con del buon ferro dentro. La nostra monarchia li ha buttati là davanti a sé, in faccia alla tana di quel pesciatello sciocco ch'è il Piemonte. Egli ha abboccato nel quarantotto il boccone Lombardia, ma poi ha potuto sputarlo e cavarsela. Milano è il nostro sughero. Quando Milano si muove vuol dire che c'è sotto il pesciatello.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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