Egli abbandonava poi del tutto al capriccio del custode la coltivazione del giardinetto come quella di un orto che possedeva a levante del sagrato, in riva al lago. Solo una volta, due anni prima del matrimonio di Luisa, arrivando a Oria in principio di settembre e trovando nel secondo ripiano del giardinetto sei piante di granturco, si permise di dire al custode: "Sent on poo: quii ses gamb de carlon, podarisset propi minga fann a men?".
I poeti non conservatori Franco e Luisa avevano trasformata, col loro soffio, la faccia delle cose. La poesia di Franco era più ardita, fervida e appassionata, la poesia di Luisa era più prudente; così i sentimenti di Franco gli fiammeggiavano sempre dagli occhi, dal viso, dalla parola e quelli di Luisa non davano quasi mai fiamme ma solo coloravano il fondo del suo sguardo penetrante e della sua voce morbida. Franco non era conservatore che in religione e in arte; per le mura domestiche era un radicale ardente, immaginava sempre trasformazioni di pareti, di soffitti, di pavimenti, di arredi. Luisa incominciava con ammirar il suo genio, ma poiché i denari venivan quasi tutti dallo zio e non ci era larghezza per imprese fantastiche, piano piano, un po' per volta, lo persuadeva di lasciar a posto le pareti, i soffitti e anche i pavimenti, di studiar come si sarebbero potuti disporre meglio gli arredi senza trasformarli. E gli suggeriva delle idee senza averne l'aria, facendogli credere che venivan da lui, perché alla paternità delle idee Franco ci teneva molto e Luisa era invece del tutto indifferente a questa maternità. Così tra l'uno e l'altra disposero la sala per la conversazione, la lettura e la musica, la loggia per il giuoco, la terrazza per il caffè e per le contemplazioni poetiche.
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