Ecco sulle scale il passo lento e pesante dello zio che ritorna dal suo San Bernardo.
Erano le otto e i soliti tarocchisti, il signor Giacomo e Pasotti, non comparivano. Perché anche Pasotti, in settembre e in ottobre, era un frequentatore di casa Ribera, dove faceva l'innamorato dell'ingegnere, di Luisa e anche di Franco. Franco e Luisa sospettavano di un doppio giuoco ma Pasotti era un vecchio amico dello zio e bisognava fargli una buona accoglienza per riguardo allo zio. Poiché i tarocchisti tardavano, Franco propose a sua moglie di uscir in barca a goder la luna. Prima andarono a veder Maria, che dormiva nel lettino dell'alcova col viso inclinato alla spalla destra, con un braccio sotto il capo e un altro posato sul petto. La guardarono, la baciarono sorridendo, si incontrarono silenziosamente nel pensiero della nonna Teresa che tanto l'avrebbe amata, la baciarono ancora col viso serio. "Povera la mia piccina!", disse Franco. "Povera donna Maria Maironi senza quattrini!"
Luisa gli pose una mano sulla bocca. "Zitto!", diss'ella. "Felici noi che siamo le Maironi senza quattrini!"
Franco intese, e sull'atto non replicò; ma poi, nell'uscir di camera per andare in barca, disse a sua moglie, dimenticando una minaccia della nonna: "Non sarà sempre così".
Quell'allusione alle ricchezze della vecchia marchesa dispiacque a Luisa. "Non parlarmene", diss'ella. "Quella roba non vorrei toccarla con un dito."
Dico per Maria
, osservò Franco.
Maria ci ha noi che possiamo lavorare.
Franco tacque.
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