Zitto!
, fece Luisa afferrandogli un braccio e tendendo l'orecchio.
Due altri colpi, più forti. Franco esclamò: "La Polizia!", e saltò a terra. "Va', va'!", supplicò lei, sottovoce. "Non lasciarti prendere! Passa dal cortiletto! Scavalca il muro!"
Egli non rispose, si vestì a mezzo, in furia, e si slanciò fuori della camera, risoluto di non lasciar volontariamente la sua Luisa, la sua Maria malata, sdegnoso del pericolo. Discese le scale a salti. "Chi è?", diss'egli, prima di aprire. "La Polizia!", si rispose. "Aprite subito!"
A quest'ora non apro a chi non vedo.
Si udì un breve dialogo nella strada. La voce di prima disse: "Parli lei", e la voce che parlò poi era ben conosciuta da Franco.
Apra, signor Maironi.
Era la voce del Ricevitore. Franco aperse. Entrò un signore vestito di nero, in occhiali; dopo di lui, il bestione; dopo il bestione un gendarme con una lanterna; poi tre altri gendarmi armati, due semplici e un graduato che portava un gran sacco di cuoio. Qualcuno rimase fuori.
Lei è il signor Maironi?
, disse quel dagli occhiali, un aggiunto della Polizia di Milano. "Venga di sopra con me". E tutta la compagnia si avviò sulle scale con uno strepito di passi pesanti, di ferramenta soldatesche.
Non erano ancora al primo piano che la scala si illuminò in alto, singhiozzi e gemiti scoppiarono al secondo piano.
Questa è Sua moglie?
, chiese l'aggiunto.
Crede?
, rispose Franco, ironico. Il Ricevitore mormorò: "Sarà la domestica". L'aggiunto si voltò a dare un ordine, due gendarmi si fecero avanti, salirono in fretta al secondo piano.
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