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      In quella camera, che stava sopra la cucina, non ci dormiva mai nessuno, non ci si andava quasi mai; era come se non ci fosse. Luisa aveva dimenticato del tutto la vecchia sciabola dell'Impero. Dio, le veniva in mente adesso! Se anche lo zio l'avesse dimenticata! Se non l'avesse consegnata nel '48, dopo la guerra; quando tutte le armi si dovevano consegnare, pena la vita! Avrà pensato, lo zio, nella sua semplicità patriarcale, che quel ricordo di famiglia, giacente da trentasei anni nel fondo d'un cassettone, era pure diventato un arnese pericoloso e proibito? E Franco, Franco che non sapeva niente! Luisa teneva le mani sulla spalliera d'una seggiola; la seggiola scricchiolò tutta sotto una stretta convulsa; ell'alzò le mani, atterrita come se avesse parlato.
      Vedeva il poliziotto passar di camera in camera con i suoi gendarmi, giungere a quella, aprire il cassettone, frugare, trovar la sciabola. Faceva ogni sforzo di ricordar il posto preciso dove l'aveva veduta, d'immaginar una via di scampo, e taceva seguendo con gli occhi, macchinalmente, la candela che un gendarme accostava, secondo i cenni del suo capo, ora ad un cassetto aperto, ora ad una cantoniera, ora ad un quadro che colui alzava per guardarvi dietro. Non le veniva in mente nessun rimedio. Se lo zio non aveva pensato di levar la sciabola, c'era solo da sperare che non si visitasse anche quella camera.
      Franco, appoggiato alla stufa, seguiva, scuro nella fronte, ogni atto di quella gente. Quando cacciavano le mani nei cassetti, gli si vedeva la collera nel giuoco muto delle mascelle.


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Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro
pagine 421

   





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