Che tutti poi dovessero aspirare alla santità, che non fosse buon cristiano chi amasse il tarocco, la primiera, la caccia, la pesca, i buoni pranzetti e le bottiglie fini, neanche gli passava per il capo. E questo indirizzo morale dell'educazione disgiunto dall'indirizzo religioso gli pareva una fisima perché secondo lui i galantuomini senza fede erano galantuomini per natura o per abitudine, non per un ragionamento morale o filosofico. Non c'era dunque modo per Luisa d'intendersi con suo marito circa questo delicato punto. Doveva operare da sé e con molta cautela per non offenderlo né affliggerlo. Se Franco mostrava alla bambina le stelle e la luna, i fiori e le farfalle come opere mirabili di Dio e le faceva della poesia religiosa buona per una ragazza di dodici anni, Luisa taceva; se invece gli avveniva di dire a Maria: "Bada, Iddio non vuole che tu faccia questo, Iddio non vuole che tu faccia quello", Luisa soggiungeva subito: "Questo è male, quello è male, non si deve mai far il male". Qui però non poteva a meno di aprirsi qualche screzio visibile fra il padre e la madre perché non sempre il giudizio morale dell'uno si accordava col giudizio morale dell'altra. Una volta erano insieme alla finestra della sala mentre Maria giuocava sul sagrato con una bambina di Oria presso a poco della sua età. Passa un fratello di questa, un prepotentone di otto anni e intima alla sorellina di seguirlo. Questa rifiuta e piange. Maria, seria seria, affronta il prepotente con i pugni. Franco la trattiene con una chiamata imperiosa; la piccina si volta a guardarlo e scoppia in lagrime mentre quell'altro si trascina via la sua vittima.
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