Questa è un'altra cosa!
Come un'altra cosa? No, è la stessa cosa!
È un'altra cosa!
, ripeté Franco; e non seppe dimostrare che fosse un'altra cosa. Gli pareva di aver torto secondo un raziocinio superficiale e di avere ragione secondo una verità profonda che non riusciva ad afferrare. Non parlò più, fu pensieroso tutto quel giorno e si vedeva che cercava la sua risposta. Ci pensò anche la notte, gli parve di averla trovata e chiamò sua moglie che dormiva.
Luisa!
, diss'egli. "Luisa! Quella è un'altra cosa."
Cos'è stato?
, fece Luisa svegliandosi di soprassalto.
Egli aveva pensato che la offesa del dominio straniero non era personale come le offese private e che procedeva dalla violazione d'un principio di giustizia generale; ma nell'atto di spiegar ciò a sua moglie, gli venne in mente che anche nelle offese private aveva sempre luogo la violazione d'un principio di giustizia generale, si figurò di avere sbagliato.
Niente
, diss'egli.
Sua moglie credette che sognasse e, posatogli il capo sopra una spalla, si riaddormentò. Se vi erano argomenti capaci di convertire Franco alle idee di sua moglie, erano quel dolce contatto, quel dolce respiro vicino al suo petto, che gli avevan fatto tante altre volte deliziosamente sentire un reciproco abbandono delle anime. Ora non fu così. Gli passò anzi nel cervello, come una lama rapida e fredda, il pensiero che questo latente antagonismo fra le idee di sua moglie e le sue avesse un giorno o l'altro a scoppiare in qualche doloroso modo e se la strinse atterrito nelle braccia come per difender sé e lei contro i fantasmi della propria mente.
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Franco Luisa Franco
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