Eccolo, quel delle canzonette!
Maria alzò il viso, s'illuminò tutta. "Missipipì", diss'ella e scivolò giù dalle ginocchia della Pasotti, corse incontro allo zio Piero ch'entrava. Si alzò anche la Pasotti, stese le braccia, tutta sorpresa e ridente, verso il vecchio inaspettato amico. "Tè chì, tè chì, tè chì!". E corse a salutarlo. La Maria strillò tanto forte "Missipipì, Missipipì!", e si avvinghiò tanto stretta alle gambe dello zio che questi, quantunque paresse non averne voglia, dovette pur sedere sul canapè, pigliarsi la bambina sulle ginocchia e ripeterle la vecchia canzone:
Ombretta sdegnosa...
Dopo quattro o cinque Missipipì la Pasotti, temendo che suo marito ritornasse, prese congedo. La Veronica voleva porre Maria a letto. La piccina si crucciò, lo zio intervenne: "Oh lasciatela un po' qui!", e uscì con lei sulla terrazza per vedere se il papà e la mamma ritornassero.
Nessuna barca veniva da Casarico. La piccina ordinò allo zio di sedere e gli si arrampicò sulle ginocchia.
Perché sei venuto?
, diss'ella. "Non c'è mica, sai, il pranzo per te."
Me lo farai tu, il pranzo. Sono venuto per star con te.
Sempre?
Sempre.
Proprio sempre sempre sempre?
Proprio sempre.
Maria tacque, pensierosa. Poi domandò:
E cosa mi hai portato?
Lo zio si levò di tasca un fantoccio di gomma. Se Maria avesse potuto sapere, intendere con quale animo, sotto qual colpo lo zio fosse andato a prender per lei quel fantoccino avrebbe pianto di tenerezza.
È brutto questo regalo
, diss'ella, ricordando gli altri dello zio.
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