Infatti i pensieri suoi e de' suoi compagni, prima raccolti intorno al lume, uscivano adesso per il vetro dell'usciolino dietro un chiaror fioco dove si vedeva la prora della barca, già biancastra di neve sul lago immobile e nero. E le immaginazioni lavoravano. A chi pareva di andar verso Osteno, a chi pareva di andar verso la Caravina, a chi pareva di andar verso Cadate; e ciascuno diceva i propri dubbi parlando piano come per non svegliare il lago addormentato. Un po' alla volta si misero a discutere, ma le sei teste, ad ogni colpo dei remi, facevano un cenno di completo accordo. Così ciascuno dei critici saliti nella navicella d'un grande poeta si crede fare una via differente. Chi stima dirigersi verso un ideale, chi verso un altro, chi stima accostarsi a un modello, chi a un altro, chi andar avanti, chi tornar indietro; e il poeta li commove, li scuote col suo verso tutti insieme, li porta sulla propria via.
Ismaele portò fedelmente il suo carico a S. Mamette. La neve cadeva sempre grossa e placida. Sotto i portici della piazza v'era molta gente e un viavai di lanterne. C'era pure il preposto che arringava un gruppo di fedeli disposti a disertar la chiesa per l'osteria. Egli stava dimostrando che il Paradiso è difficile a guadagnare e che bisogna pensarci per tempo: "Vialter credii che andà in Paradis el sia giusta come andà in la barca del Parella. E sü gent! E sü gent! Gh'è semper post! Avii capì che l'è minga inscì?". Sulla scalinata che sale alla chiesa Ester domandò a Luisa se il paradiso fosse proprio così piccolo.
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