Nello scendere la scalinata della chiesa c'era stato fra lui ed Ester questo dialogo: "Sa, donna Ester, temevo quasi di averla offesa". "Come?" "Con quell'affare dell'ombrello." "Che ombrello?" Qui il professore non era stato buono di ripetere il suo complimento. "Sa, Le avevo detto qualche cosa..." "Che cosa?" "Si parlava del Paradiso..." Silenzio di Ester. "... e io quando mi trovo con una persona che stimo, che stimo proprio di tutto cuore, dico facilmente degli spropositi. Vorrei quasi dirne uno anche adesso, donna Ester." "Spropositi mai, sa", aveva risposto Ester e s'era staccata da lui per andare a Oria con la Cia. Veramente il dialogo non fu riferito così. Il Gilardoni raccontò che aveva fatto capire la sua gran passione e che donna Ester si era sdegnata. Franco aveva una gran voglia di ridere; Luisa disse scherzando: "Lasci fare a me, lasci fare a me che farò il punch e la pace e tutto; e Lei, un'altra volta, non sia un seduttore così terribile!". Il povero professore per poco non si inginocchiò a baciarle uno scarpino e, rifatto animo, riprese le sue funzioni di ospite, servì il punch agli amici.
Guardate Maria
, disse Franco, sottovoce. La piccina si era addormentata sulla poltrona del professore, presso la finestra.
Franco prese la lucerna e l'alzò per vederla meglio. Pareva una piccola creatura del cielo, caduta lì col lume delle stelle, assopita, soffusa nel viso di una dolcezza non terrena, di una solennità piena di mistero. "Cara!", diss'egli. Raccolse sua moglie a sé con un braccio, sempre guardando Maria.
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