Il Gilardoni venne loro alle spalle, mormorò "che bellezza!" e tornò al caminetto sospirando "beati voi!".
Allora Franco, intenerito, sussurrò all'orecchio di sua moglie: "Glielo diciamo?". Ella non capì, lo guardò negli occhi. "Che parto", diss'egli, sempre sottovoce. Luisa trasalì, rispose "sì, sì" tutta commossa perché non l'attendeva a questo, avendolo in chiesa creduto incerto. La sorpresa di lei non sfuggì a Franco. Ne fu turbato, si sentì scosso nel suo proposito ed ella intese, ripeté impetuosamente "sì, sì" e lo spinse verso il Gilardoni.
Caro amico
, diss'egli, "Le debbo dir una cosa."
Il professore, assorto nella contemplazione del fuoco, non rispondeva. Franco gli posò una mano sulla spalla. "Ah!", fece quegli trasalendo. "Scusi. Che cosa?"
Le debbo raccomandare qualcuno.
A me? Chi?
Un vecchio, una signora e una bambina.
I due uomini si guardarono in silenzio, uno commosso, l'altro stupefatto.
Non capisce?
, sussurrò Luisa.
No, non capiva, non rispondeva.
Le raccomando
, riprese Franco, "mia moglie, mia figlia e il nostro vecchio zio."
Oh!
, esclamò il professore, guardando ora Luisa ora Franco.
Vado via
, disse questi con un sorriso che fece doler il cuore al Gilardoni. "Allo zio non l'abbiamo ancora detto ma è cosa necessaria. Nelle nostre condizioni non posso star qui a far niente. Dirò che vado a Milano, crederà chi vorrà; invece sarò in Piemonte."
Gilardoni giunse le mani silenziosamente, sbalordito. Luisa abbracciò Franco, lo baciò, gli tenne il capo sul petto, ad occhi chiusi.
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